SINTESI
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L'ASCESA
Il sentiero 115 che ci porta al rifugio Fonda Savio è uno dei più conosciuti e frequentati delle Dolomiti. Meritatamente, e per questo Vivislow gli dedica un articolo a parte. Se poi si
vuole un po’ più di solitudine, oltre il Fonda Savio non c’è che l’imbarazzo della scelta, tra sentieri (Durissini e Bonacossa in primis), crode e ferrate. Come la Merlone, che sale alla Cima Cadin di Nord-est visibilissima dal rifugio, sul versante opposto del Cadin del Nevaio (segn.112 vs. forcella del Nevaio, dopo circa 20’ deviazione a sx).
Si tratta di ferrata super-assistita: resta aperta la discussione sulla opportunità di tale scelta. Sarebbe da classificare tra le ferrate più difficili, per verticalità e dislivello: in virtù di quella scelta diventa di media difficoltà. Meno impegnativa, più divertente. Assolutamente da non sottovalutare, se non altro per l’esposizione di quella grande parete rocciosa iniziale (200 metri) che si sale costantemente con il vuoto sotto i piedi. Tra le corde metalliche dei traversi e le scale verticali, sono ben poche le possibilità di mollare la presa. Attenzione quindi agli incroci, inevitabili quando la via di salita e discesa è unica. E attenzione alla caduta sassi dal settore superiore sassoso e detritico, anche se il rischio è stato limitato dal posizionamento di barriere parasassi.
Insomma, il consiglio è di evitare la salita nei periodi di maggior affluenza. Anche perché l’occasione è davvero unica e l’emozione da vivere appieno, senza stress e prendendosi tutto il tempo che serve.
Si è detto di un piano superiore, sì perché c’è un sopra, diverso. Siamo ai 2 terzi circa della salita e, superato il grande bastione roccioso, si entra in un’ampia terrazza detritica che pare un Cadin aereo. Lo si attraversa per tracce di sentiero fino ad attaccare la salita finale, tra rocce e roccette, seguendo i bollini blu. Ma ormai si vede la cima.
Cima Cadin di Nord Est, 2788 metri, siamo davanti alle Tre Cime da pari a pari. Ma la vista arriva ben oltre, in tutte le direzioni, come è immaginabile. Nelle giornate limpide anche al mare. Senza indulgere alla retorica, emozione e meraviglia a 360°.
Queste Dolomiti Orientali, per il fatto che le vallate sono più aperte e i perimetri più estesi, sono una miriade di nomi, di gruppi e di cime, famosi e non. Tre Cime, Cristallo, Croda Rossa, Tofane, Pelmo, Civetta, Antelao, Marmarole, Popera , i Cadini stessi…. E tutto il resto. Da riempire i libri.
Dalla cima (da qualunque cima) non scenderesti mai. Eppur si deve. Coi tempi giusti per cogliere altri aspetti suggestivi quando il sole comincia a calare e giochi di luce si succedono tutt’intorno, tra i Cadini e oltre.
Ferrata_Merlone
LA DISCESA (col sole calante)
Abbiamo fatto una scelta. Non ci siamo dilungati in particolari tecnici relativi alla salita, peraltro notevolmente semplificata dalla presenza continua di supporti (scale e corde). Preferiamo dare spazio invece alle fotografie e alla luce, in particolare al pomeriggio quando il sole illumina le cime e le ombre si allungano nel fondo del Cadin del Nevaio.
Si sa che in discesa occorre ancor più attenzione che in salita ma per fortuna dov’è più verticale non c’è più nessuno e qualche acrobazia con la macchina fotografica è possibile. Mettere i piedi a terra comunque è un bel sollievo. Cambia l’obiettivo: una birra! Il Fonda Savio non è lontano.
Guardare a ritroso la montagna appena salita dà sensazioni irripetibili: così ci pare di non averla mai vista. Anche la birra mai così.
Intanto un faro di luce illumina la Cima, e poi, via via che si scende, la torre di Wundt e il rifugio stesso…. Bellissimo, evitare i superlativi proprio non si può.
Ferrata_Merlone (2)