Gpx_track: Percorso e profilo dell'escursione:

Scarica come File GPX

Distanza: kilometer
Elevazione (min): meter
Elevazione (max): meter

La storia dei Romiti parte dal 1720, anno di fondazione del monastero sul monte Froppa (m.1167, sulle pendici del Montanel), cui si aggiunge nel 1724 la chiesa dedicata a san Giovanni Battista.  Qui hanno vissuto in povertà otto eremiti terziari francescani (i romiti, nella tradizione parlata), dedicati alla preghiera, a coltivare patate e a produrre un po’ di miele. Il tutto è durato quasi un secolo, fino al decreto napoleonico di chiusura dei monasteri. Di qui l’abbandono.

Ma il luogo resta suggestivo: un terrazzo tra i boschi con vista sul lago e sui monti, dal Pelmo all’Antelao, Marmarole, Popera. Tutto questo è servito a preservarlo dall’oblio, non dal degrado. Dell’eremo e della chiesa erano rimasti poco più dei muri perimetrali: il restauro dell’eremo (foto 1) effettuato a partire dal 2007 e successivamente della chiesa (foto 2, com’era) è stata una scelta impegnativa per i costi, sostenuti grazie a un lascito privato e i fondi europei, ma sicuramente interessante come investimento per il territorio. Una scelta che è riuscita a coniugare da una parte la tradizione (ancora oggi la gente del Cadore sale in processione il 24 giugno festa di san Giovanni), e dall’altra le esigenze di un turismo ed  escursionismo consapevole, che ha portato a sviluppare servizi e sentieri: l’eremo è così diventato un rifugio e un crocevia di percorsi diversamente impegnativi e attrattivi.

Daremo conto delle diverse opzioni ma ne scegliamo una in particolare: l’anello - EREMO DEI ROMITI- TROI DE L’ORSE - con partenza e arrivo al lago Centro Cadore dove, passato il ponte di Domegge,  abbiamo due possibilità di parcheggio : uno al bivio della rotabile della val Talagona che sale sulla dx verso i rifugi Cercenà e Padova; l’altro poco dopo, dove inizia (sempre a dx) la strada che sale verso Malauce ed Eremo dei Romiti.

Partendo da quest’ultimo parcheggio e superato il torrente Saceido, dopo 200 mt. si può scegliere se staccare a dx per sentiero n. 347 (via Crucis) che porta direttamente all’Eremo, o continuare per la carrareccia  che passa per la casera Malauce. I tempi di percorrenza sono simili (60-70’), quest’ultimo percorso un po’ più lungo e con minore pendenza, per consentire la salita anche ai fuoristrada.

  • 1
    1

    i lavori di ristrutturazione dell'eremo

  • 2
    2

    la chiesa come era

  • 3
    3

    la senta del prèe

  • 4
    4

    la cappella nel bosco

  • 5
    5

    il rifugio con lo sfondo delle Marmarole

  • 6
    6

    la chiesa dedicata a san Giovanni

  • 7
    7

    il bivacco Casera Montanel (m.2048)

  • 8
    8

    la cima Montanel (m.2461)

  • 9
    9

    il Troi de l'Orse

  • 10
    10

    l'Eremo dei Romiti vista dal col Buffon

  • 11
    11

    l'orso

  • 12
    12

    baite a Dalego

  • 13
    13

    Crocefisso, di Livio De Bernardo

  • 14
    14

    Lidon

 

Scegliamo il sentiero detto via Crucis per le 15 stazioni segnalate con quadretti lignei: è il percorso storico, quello della processione del 24 giugno, che sale con ampie serpentine sempre nel bosco fino al rifugio, tra  faggi, pini e abeti. A metà salita  la “senta del prèe” (la seduta del prete, (foto 3) segnala che la spiritualità evidentemente non preserva dalla fatica…. Poco prima dell’arrivo s’incontra una piccola cappella affrescata (foto 4) che, nel silenzio del bosco, pare proprio un invito alla riflessione: tutto molto suggestivo.  E finalmente l’Eremo dei Romiti (foto 5), finalmente un prato e una vista (bella!) sul lago, i paesi, i monti che fanno corona. E un bel rifugio, confortevole, con l’immancabile "fogher" intorno al quale sedersi per condividere l’ultimo bicchiere quando fuori fa freddo.

E’ tempo di ristoro, non solo spirituale: il menù del rifugio può dare senz’altro un bel contributo, coi piatti tipici della zona, gli ottimi dolci, eccetera….

A questo punto, come proseguire dipende molto dall’eccetera. E dalla stanchezza, ovviamente. In ogni caso non dimentichiamo di salire i gradini alla chiesetta (foto 6). Anche questo recupero è stato di qualità notevole, come le iniziative che vi si tengono. E’ sulla porta della chiesa che abbiamo forse la vista più bella.

Insomma, con tanti esempi di segno contrario conforta aver recuperato un luogo del cuore e della memoria. Il resto l’ha fatto Livio De Bernardo (con la sua famiglia) che ha saputo ben interpretare significato e valori che i Romiti han sempre rappresentato per la gente di queste vallate (riconosciuti anche da  noi “foresti”), non limitandosi alla gestione del rifugio ma calandosi nel luogo, cui ha dedicato le sue opere in legno, il ripristino e la cura dei sentieri, le sue 24 ore. Come fanno tanti rifugisti che vivono il ruolo con responsabilità e amore per la montagna.

Fatte queste riflessioni (e gli auguri a chi subentra nella gestione) è ora di ripartire. L’ipotesi più semplice e meno impegnativa è di scendere per Malauce: in un’ora circa si ritorna al parcheggio di partenza. Anche in questo si compirebbe un percorso ad anello.

Ipotesi più impegnativa: riprendere sentiero 347 per col Buffon  e poi a sx su sentiero 345 fino a casera Montanel (m.2048), dove  lo scenario diventa di alta montagna, bellissimo (foto 7). Andata e ritorno all’Eremo  ore 4,30.

Nota a margine: per chi volesse salire alla cima del Montanel (m.2461) altamente spettacolare (foto 8) è consigliabile un’altra programmazione, partendo dal rifugio Cercenà (m.1160) raggiungibile in auto, così da ridurre un po’ il dislivello. Oppure il pernottamento al bivacco, di cui si può richiedere la chiave al CAI di Domegge.

Noi continueremo invece per il Troi de l’Orse, il sentiero dell’orso, forse il più interessante da un punto di vista naturalistico (foto 9). Per questo si riprende il sentiero 347 salendo per col Buffon (foto 10) e poi a dx il 345 che attraversa in quota in direzione Dalego ore 1,15. L’incontro con l’orso atteso dall’inizio del sentiero (nomen omen) si compie finalmente in un suggestivo scenario roccioso (foto 11). Si arriva al bel prato di Dalego con le sue baite (foto 12) e un segno lasciato da Livio De Bernardo (toh): il suggestivo Crocefisso in legno (foto 13). Si prosegue poi, trascurando il sentiero che porta al rifugio Cercenà (i tempi si allungherebbero), in direzione Domegge sul sentiero 345 che scende tra fitti boschi di conifere, i prati curati e i bei tabià di Dosenigo e Lidon (foto 14), fino alla rotabile della val Talagona e al punto di partenza. Tempo di percorrenza dall’Eremo all’arrivo ore 2,45.


 

contentmap_plugin

You have no rights to post comments